E E…E….ETCIUUUUU.... SNIFFF....Sono stato battuto.
Nel “mio” Piemonte piove da venerdì mattina, arrivo a casa verso le 23:30 ed il termometro segna 9°, ma non mi perdo d’animo, punto la sveglia alle 6:30, ma sentendo piovere tutta notte, spengo la sveglia del cellulare, e rimango al caldo sotto le coperte sino alle 8.30 a sentire l’acqua battere insistentemente sulle tegole, tanto pensavo che con sto tempo pochi, o nessuno, sarebbero andati a funghi.
Scendo dalle scale, apro la cucina, e faccio uscire la gatta che è rimasta chiusa nel tepore della cucina, con la stufa accesa, tutta notte, prova a sgranchirsi le gambe nell’erba bagnata sotto una pioggierellina fitta e persistente, ma appena capita l’antifona della giornata si rintana al caldo della stufa sopra un cuscino a pisolare.
Mi bardo all’inverosimile e parto.
Stavolta, visto che manca la frenesia da competizione, immaginando che la concorrenza fosse pressoché azzerata, provo qualche posto nei castagni, che in passato, nell’epoca pre-vespa, ci trovavo dei bei funghi, e con immenso stupore inizio a trovarne uno,

poi due,

poi tre,

ma non ci sono solo i porci, c’è anche altro,

devo ricredermi, non ci avrei scommesso nemmeno un cent che anche da agonizzanti sarebbero riusciti a sfornare dei funghi così in forma.
Comunque continua a piovere, e continua la mia ricerca, le spie e lo spiato,

quà addirittura fà da chioccia alla sua spia.

Anche i funghi iniziano a chiedere pietà,

non ne possono più di tutta questa acqua.
E’ da due settimane che avevo un tarlo in testa, ma sino ad ora ero riuscito a tenerlo a bada, sconfortato dalle notizie pervenutomi da più parti, e dal vento che aveva spirato in settimana, ma a sto punto, vedendo la situazione così rosea, decido di salire ed andare a vedere i miei amati pini e poi provare a buttare il naso nei faggi.
Ma appena salgo incontro un signore e signora con l’ombrello, che mi confermano, da buoni fungaioli, che non c’è niente, ma il cesto era coperto da una busta, per non infradiciare i ritrovamenti, se tanto mi dà tanto , più avanti incontro un’altra macchina, ma io continuo a salire, pensando e ripensando che forse era meglio se mi fossi alzato subito invece che rotolarmi sotto le coperte.
Nei miei aghi non ho ritrovato nulla, e ormai l’acqua diventata pesante sulle spalle mi stava per far cedere, ma il tarlo ritorna prorompente, perciò salgo di nuovo e scollino nei faggi, ritrovo qualche garitola, e qualche Hydnum repandum, e quando ormai stavo sconsolato prendendo la via del mesto ritorno, mi si para davanti Lui,

marmoreo, quasi scolpito nel terreno,

temprato alle basse temperature, un superstite, l’ultimo superstite,